Da Amalfi per il Sentiero basso di Valle delle Ferriere ed il Sentiero Alto di Valle delle Ferriere (parziale)

Amalfi (5 m) – Riserva Naturale di Valle delle Ferriere (285 m) – Fic’A Noce (461 m) – Pellagra (491 m) – Campidoglio (517 m) – Minuta (409 m) – Sant’Eustachio (340 m) – Pontone (274 m) – Amalfi (5 m)

Tipo: anello Impegno:alto Difficoltà:EE Durata: 07h00 Lunghezza: 11.2Km Salita: 660

L’itinerario è un anello che consente di percorrere i due principali sentieri della Valle delle Ferriere di Amalfi e Scala, quello basso (325) e quello alto (301 e 357 parziali).
La Valle delle Ferriere è un luogo estremamente ricco di biodiversità.
Il trek ha perciò importanti contenuti naturalistici, che trovano il loro momento più interessante nella visita della Riserva Naturale Orientata di Valle delle Ferriere, una piccola area all’estremità nord del Sentiero basso, alla quale si accedere pagando un biglietto di € 5.
In detta Riserva si possono ammirare alcuni rari esemplari di Woodwardia Radicans, una felce bulbifera presente sulla Terra già prima dell’ultima glaciazione e quasi completamente scomparsa altrove.
Si tratta di una pianta che può crescere solo in ambienti particolarmente umidi e con temperature costanti tutto l’anno.
Difatti, questa valle abbonda d’acqua ed ha una conformazione che la rende poco esposta a brusche variazioni climatiche.
L’itinerario ha però anche importanti contenuti storici, offrendo chiavi di lettura della grandezza commerciale dell’Amalfi medioevale e, soprattutto, della sua perenne vitalità produttiva fino ai giorni nostri.
Ed anche in questo caso, c’entrano le risorse idriche e climatiche della Valle, che circa 1000 anni fa consentirono ad Amalfi di diventare una potenza industriale nella settore della carta ed agricola nel settore del limone.
Produzioni tutt’ora attive.
Il sentiero alto, poi, completa l’itinerario anche dal punto di vista paesaggistico, offrendo scorci emozionanti su Amalfi e la Costiera.
Il trek è adatto solo a persone ben allenate, perché l’impegno richiesto è abbastanza alto, sia per i dislivelli che per il tipo di percorso, quasi interamente su scale.
Inoltre presenta un alto grado di difficoltà tecnica (EE) a causa di un passaggio di circa 50 metri, che si sviluppa lungo un sentiero impervio (351a), su roccia scivolosa, dove un’eventuale caduta può causare seri problemi per il vuoto sottostante, di circa 30 metri.
La segnaletica CAI è abbastanza frequente, soprattutto quella orizzontale.
Si consiglia, però, di non addentrarsi nella parte alta senza una mappa del CAI (acquistabile on line sul sito www.caimontilattari.it o presso l’edicola Edicol’è di Amalfi) e gli strumenti di orientamento in montagna (bussola ed altimetro).
L’ideale sarebbe avere anche un GPS o almeno uno smartphone con un’applicazione che renda navigabili i sentieri off-line. Osmand è quella consigliata.
La traccia è scaricabile gratuitamente dal presente sito, previa registrazione.
I Sentieri CAI percorsi dall’itinerario sono: 325, 325a, 301, 357 e 323.
I punti acqua sono molto frequenti nella parte iniziale dell’itinerario (da Amalfi alla Riserva Naturale Orientata) ed alla fine. Non se ne trovano nel mezzo, per circa 3h.
Analogamente i punti ristoro, che si trovano solo all’inizio ed alla fine dell’itinerario.
Il trek ha inizio ad Amalfi centro, dove è estremamente difficile parcheggiare l’auto.
Si consiglia perciò di arrivarci con i trasporti pubblici; preferibilmente con i traghetti in partenza da Salerno, Positano e località intermedie, che assicurano puntualità e piacere di viaggio.
I traghetti sono attivi da aprile ad ottobre.
Negli altri periodi bisogna far uso dei bus della Sita Sud Trasporti.
Si parte da Piazza Flavio Gioia, che è anche il capolinea di bus e traghetti.
Da questa piazza bisogna proseguire per la Porta della Marina, che immette in Piazza Duomo, sede dell’imponente Cattedrale di Sant’Andrea Apostolo.
Il percorso prosegue lungo il corso principale di Amalfi, fino a raggiungere, dopo circa 800 metri, il Museo della Carta.
In questo punto bisogna fare attenzione a non sbagliare.
Il percorso non prosegue infatti lungo la strada carrabile (come sembrerebbe naturale), ma bisogna prendere la stradina in salita sulla destra che, dopo pochi metri, immette sulla scala a sinistra corrispondente al Sentiero CAI325.
Da questo punto, bisogna proseguire seguendo la segnaletica CAI fino alla Riserva Naturale di Valle delle Ferriere, che si trova all’estremità del Sentiero 325.
La passeggiata, per circa 1 km, corre quasi interamente su scale ed è abbastanza stancante anche perché esposta al sole.
Successivamente, si sviluppa nel bosco, alla destra del fiume Canneto, le cui fresche acque danno sollievo anche nei periodi più caldi.
In questa prima parte si incontrano numerosi ruderi di antiche cartiere e terrazzamenti di “Sfusato Amalfitano”, il limone tipico della zona.
Come già detto, Amalfi ha un’importante storia agricolo-industriale, nei settori del limone e della carta, che perdura tuttora.
Una storia che iniziò quando, dopo la distruzione del grande porto ad opera di un violento tsunami verificatosi il 25.11.1343, Amalfi si vide costretta a riconvertire la sua economia ed a trasferirla dal mare alla montagna.
Una nuova era fu possibile grazie alla straordinaria abbondanza d’acqua presente nelle vallate della Costiera che consenti l’avvio della produzione di due beni di particolare interesse per il mercato dell’epoca: la carta bambagina ed il limone Sfusato.
Si trattava di beni di particolare pregio, perché l’uno (la carta) idoneo a sostituire il papiro per la scrittura; il secondo (il limone) idoneo a risolvere problemi di salute abbastanza frequenti all’epoca, come lo scorbuto.
Entrambi erano producibili solo in prossimità di fiumi, necessari ad azionare i mulini per macerare stracci (la carta bambagina è quella ricavata dal cotone); ed a garantire irrigazione continua ai giardini di limone Sfusato, altrimenti non coltivabile.
L’itinerario, in questa parte, offre quindi un contatto importante con la storia dell’ultimo millennio della Costiera Amalfitana.
Superato l’ultimo rudere (quota 244 m), detto “della Ferriera” perché adibito non a cartiera bensì a fabbrica per l’estrazione del ferro (da esso prende il nome la valle), inizia il tratto più impegnativo dell’itinerario.
La successiva salita alla Riserva Naturale Orientata si sviluppa infatti su scale irregolari e un po’ scivolose, anche se ancora di difficoltà E.
Bisogna quindi fare più attenzione.
La visita della Riserva Naturale Orientata è senza dubbio il momento clou di questo trek.
A detta Riserva si accede a pagamento una volta raggiunta l’estremità del sentiero.
La sua visita dura poco più di 20 minuti, ma è un momento imprescindibile di questo percorso.
Al suo interno, infatti, si concentra il maggior numero di sorgenti e si registra la presenza di imponenti cascate d’acqua che favoriscono la crescita della Wodwardia Radicans (felce bulbifera della quale già si è detto all’inizio).
Terminata la visita, bisogna ripercorrere al contrario il sentiero 325 per circa 300 metri, fino al punto in cui l’antico acquedotto medioevale è coperto da grate in ferro calpestabili.
Qui inizia il Sentiero 325a, una breve bretella di collegamento del sentiero basso con quello alto di Valle delle Ferriere.
E’ questo il sentiero lungo il quale bisogna proseguire, ma che non va assolutamente intrapreso da escursionisti non esperti, perché come già detto, di difficoltà EE a causa di un passaggio impervio ed esposto, lungo circa 50 metri.
Risalendo questo sentiero, si intercetta a quota 432 m, in località Frascale, il sentiero 301.
Una volta raggiunto, bisogna percorrerlo verso destra (direzione Scala).
Siamo sul Sentiero alto di Valle delle Ferriere che corre lungo il versante sinistro (ponente) della Valle fino alla località Fic’a Noce (461 m), dove bisogna attraversare il fiume camminando su alcuni tronchi e proseguire sul versante opposto, nell’opposta direzione (verso il mare, ossia sud).
Dopo circa 30 minuti, si incontra un bivio, non troppo evidente, tra il sentiero 301, che prosegue in ripida salita, ed il sentiero 357, che invece prosegue in leggera discesa.
Siamo il località Pellagra (491 m), dove non bisogna commettere l’errore di proseguire sul sentiero 301, che da quel punto diventa di difficoltà EE.
Bisogna quindi proseguire per il Sentiero 357 che mantiene una quota costante fino alla località Campidoglio di Scala.
Questa parte dell’itinerario offre bellissime vedute su Amalfi, l’intera Valle delle Ferriere e, poco dopo, su Scala e Ravello.
Giunti al borgo Campidoglio di Scala, a quota 517 m, il sentiero 357 incrocia una scalinata in pietra lungo la quale corre il sentiero 351.
Qui bisogna volgere a destra e proseguire lungo detta scalinata in discesa.
Inizia la parte finale dell’itinerario, un po’ faticosa per le articolazioni ma non meno interessante della precedente.
Questa scalinata infatti passa per alcune delle più importanti cattedrali erette nel X sec. dai facoltosi mercanti amalfitani, come la Cattedrale di Minuta (4009 m) e quella di Sant’Eustachio (340 m).
Sono quasi sempre chiuse, ma, se aperte, varrà la pena vistarle.
Proseguendo sempre in discesa si raggiunge il Borgo Pontone (274 m), dove si incontrano alcuni punti di ristoro, tra i quali due ottimi ristoranti pizzerie, molto apprezzati anche dai residenti per la genuinità delle pietanze (San Giovanni ed Antico Borgo).
L’ultima parte dell’itinerario si sviluppa lungo il sentiero 323 CAI e precisamente, lungo la ripida scalinata in discesa che inizia da Piazza San Giovanni di Pontone e raggiunge il centro di Amalfi Centro 30 minuti di cammino.
Da Amalfi è agevole raggiungere tutte le località della Costiera Amalfitana o le limitrofe Sorrento e Salerno con i trasporti pubblici.
Altamente consigliati sono i traghetti, attivi da aprile ad ottobre.

In fase di stesura. Mi scuso per l’inconveniente.

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