L’itinerario è una traversata di mezza giornata che consente di percorrere l’intero Sentiero Basso di Valle delle Ferriere.
Si tratta del modo più agevole per far visita a questo luogo di grosso interesse storico-naturalistico perché quasi interamente in discesa.
L’itinerario passa per la Riserva Naturale Orientata di Valle delle Ferriere, un’area soggetta a particolare tutela per la presenza di circa 70 esemplari di una rarissima felce bulbifera, la Woodwardian Radicans, già sulla Terra prima dell’ultima glaciazione.
L’ingresso alla RNO è a pagamento ed è sempre opportuno verificare preventivamente che sia aperta contattando il numero dedicato (3385605550) o il Comune di Scala.
Il Sentiero basso di Valle delle Ferriere invece è liberamente percorribile e non è previsto alcun biglietto d’ingresso.
Questo sentiero corre lungo le fresche acque del Rio Canneto (il fiume di Amalfi) ed attraversa le antiche cartiere amalfitane, i giardini di limone Sfusato nonché il centro della città, offrendo un’occasione unica di conoscenza della stessa.
Si consiglia di raggiungere Pontone con i bus della SitaSud in partenza da Amalfi (Piazza Flavio Gioia) e diretti a Scala-Ravello.
La fermata è Bivio per Pontone (chiedere all’autista), dalla quale bisogna proseguire a piedi per Piazza San Giovanni (ci vogliono circa 20 minuti).
Ci sono anche corse che arrivano a Pontone centro, ma sono rare.
Il biglietto va acquistato prima di salire a bordo.
Pontone può essere raggiunta agevolmente anche in auto.
Il parcheggio è su strada, a pagamento (15€ circa al giorno).
A fine trek, si può far rientro da Amalfi a Pontone prendendo il bus della SitaSud per Ravello-Scala e scendendo sempre alla fermata Bivio per Pontone.
Il trek inizia dal centro del borgo Pontone, esattamente in Piazza San Giovanni, dove bisogna intraprendere la scalinata volgente a sinistra, alle spalle della fontana pubblica, lungo la quale corre il sentiero 323 CAI.
Dopo circa 200 metri, si giunge all’incrocio con un’altra scalinata in discesa, lungo la quale bisogna proseguire.
Inizia il sentiero 323A che in circa 1h conduce al Rudere della Ferriera, dove si incrocia il sentiero 325 (Sentiero basso di Valle delle Ferriere), proveniente da Amalfi Centro e diretto alla Riserva Naturale.
Per far visita alla Riserva, bisogna proseguire in salita lungo detto sentiero 325 per circa 600 metri.
E’ questo il tratto più impegnativo dell’itinerario perché su scale irregolari ed anche un po’ scivolose.
Bisogna quindi fare più attenzione.
Alla Riserva si accede a pagamento (5 €) una volta raggiunta l’estremità del sentiero 325.
Il biglietto può essere acquistato all’ingresso.
La sua visita dura poco più di 20 minuti, ma è un momento imprescindibile di questo percorso.
Qui infatti si concentra il maggior numero di sorgenti e si registra la presenza di imponenti cascate d’acqua che favoriscono la crescita di piante molto rare, tra le quali la felce bulbifera Woodwardian Radicans.
Terminata la visita della Riserva bisogna far ritorno al Rudere della Ferriera percorrendo al contrario lo stesso sentiero 325.
Dal Rudere della Ferriera si raggiunge Amalfi percorrendo in discesa sempre il sentiero 325.
L’itinerario offre molti punti di contatto con la storia di Amalfi.
Esso infatti attraversa la zona delle Antiche Cartiere e dei giardini di Sfusato, che ne sono tra le testimonianze più importanti.
Come è noto, nel medioevo, a cavallo dell’anno 1000, Amalfi si impose nel Mediterraneo per la sua particolare abilità nella navigazione marittima, favorita dall’invenzione della bussola da parte dell’amalfitano Flavio Gioia.
Gli intensi traffici commerciali intrapresi con i popoli arabi favorirono gli scambi culturali tra le due realtà.
Dagli arabi gli amalfitani appresero, tra l’altro, le tecniche di produzione di due beni molto interessanti per il mercato dell’epoca: il limone Sfusato e la carta bambagina.
Il primo è un limone dalla buccia dolce, mangiabile con un normale frutto, ottimo per uso medicinale perché ricchissimo di vitamina C; la seconda è una carta ottenuta tritando stracci, molto pregiata soprattutto per la sua durevolezza, stimata in circa 1000 anni.
Si trattava di produzioni non facilmente riproducibili perché richiedenti particolari condizioni ambientali, fortunatamente presenti nelle vallate della Costiera Amalfitana, caratterizzate da una notevole abbondanza di corsi d’acqua e da un clima reso mite dalle sue alte montagne orientate a nord, scudo perfetto contro i venti più freddi.
La conoscenza di queste due tecniche produttive segnò profondamente la storia di Amalfi e della Costiera soprattutto dopo il brusco stop alla primogenia attività marittimo-commerciale, causato dalla distruzione del grande porto ad opera del violento tsunami che sconvolse la città e le sue infrastrutture portuali il 25 novembre 1343, provocato probabilmente da un’eruzione dello Stromboli.
Da allora, Amalfi ha vissuto una storia non meno gloriosa della precedente, legata questa volta ad una nuova economia agricolo-industriale, che la resero nuovamente centrale nei traffici e nei commerci.
Un’economia che perdura tutt’oggi e che è anche alla base innanzitutto del suo aspetto esteriore, caratterizzato da monumentali terrazzamenti eretti ovunque per la coltivazione del limone Sfusato.
E’ a questi terrazzamenti che si deve l’ambito riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ottenuto nel 1997 dall’Unesco a sottolineare i pregevoli risultati ottenuti dall’azione dell’uomo in un contesto di grosso pregio naturalistico.
Un raro esempio, secondo l’Unesco, di sfruttamento del territorio che ha conferito ad esso un’armonia persino maggiore della precedente.
Le 17 cartiere presenti lungo il corso del Rio Canneto ci raccontano l’importanza assunta della produzione industriale della carta bambagina.
Si tratta infatti di opifici maestosi, che sfruttavano l’acqua del fiume per il funzionamento delle macchine spappolatrici, senza tuttavia contaminarla perché da utilizzare nuovamente per il funzionamento delle fabbriche sottostanti e l’irrigazione dei giardini di limone.
Un sistema, quindi, perfetto, caratterizzato da una piena sostenibilità ambientale, che ci racconta la modernità dell’Amalfi medioevale.
Una modernità mantenuta fino ad oggi, grazie ad alcune scelte davvero coraggiose.
Questi manufatti infatti sono allo stato di ruderi perché sottoposti a vincoli edilizi ed urbanistici che ne impediscono l’utilizzazione a fini commerciali o abitativi.
Si tratta di una scelta compiuta circa 50 anni or sono allo scopo di contenere il carico antropico e di preservare le risorse idriche e naturali dell’area.
Non è un caso, quindi, se ancora oggi si può camminare in queste vallate incontaminate, dove il tempo sembra esserti fermato e si può vivere un’esperienza di totale immersione della natura.
L’itinerario termina nel centro di Amalfi, dove sono visitabili i suoi principali monumenti, ciascuno dei quali aiuta a capire ancora meglio la sua storia.
Se si ha ancora tempo e voglia di camminare, si consiglia di percorrere l’itinerario Amalfi Centro, descritto in una diversa scheda del presente sito.
Amalfi e Pontone sono i luoghi ideali dove soggiornare per percorrere questo itinerario, facilmente raggiungibile tuttavia da tutta la Costiera Amalfitana.
Durando solo mezza giornata, non si rende necessario il preventivo approvvigionamento di cibo, acquistabile comunque a Pontone in Piazza San Giovanni oppure ad Amalfi centro, a fine percorso.
Chi vuole fare una sosta pranzo prima di arrivare a destinazione può prenotare un tavolo all’Agriturismo Fore Porta, noto per i riconoscimenti avuti per la sua cucina biologica.
Giunti ad Amalfi, l’offerta diventa più varia, anche se i prezzi aumentano sensibilmente.
Pur essendo poco impegnativo, l’itinerario presenta una media difficoltà tecnica (E), non essendo perciò adatto a persone per nulla allenate e non abituate a caminare in montagna.
E’ fondamentale calzare scarpe con suola antiscivolo.
Da segnalare, infine, che il Sentiero 325 nel 2022 è stato interessato da una frana che lo ha reso non percorribile per circa 200 metri, poco prima dell’Agriturismo Fore Porta.
La frana è delimitata da reti.
Poco prima ci sono le deviazioni che consentono percorrere il nuovo tracciato, lungo un preesistente acquedotto, sottoposto di circa 5 metri al tracciato originario.
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