Il percorso è un anello che consente di far visita alla vetta del Monte Molare (1444m) partendo da Agerola Pianillo.
L’itinerario è adatto a chi si sposta in auto.
Inizia infatti in Via Santa Croce di Agerola Pianillo (zona macello) (40°38’43.6″N 14°31’35.1″E), dove non è possibile arrivare con il trasporto pubblico.
Il parcheggio è gratuito e va fatto a bordo strada.
Nel caso non si disponga di auto, si può far uso dei bus Sita in partenza da Amalfi Centro per Agerola scendendo alla fermata Pianillo Chiesa di San Pietro Apostolo (chiedere all’autista).
Da detta fermata bisogna proseguire a piedi fino a Via Santa Croce, percorrendo una distanza aggiuntiva di 2km in andata ed altrettanti in ritorno.
Da Agerola Pianillo (790m), precisamente da Via Santa Croce (zona macello), si intraprende il sentiero CAI 329d, che in circa 50min conduce al Passo Crocella (1000 m), dove passa il Sentiero 300 (Alta Via dei Monti Lattari).
Si prosegue lungo il Sentiero 300 in direzione Punta Campanella (nord-ovest).
Inizia il tratto più impegnativo dell’itinerario (zona Palmentiello), di difficoltà EE fino a quota 1190m, dove il sentiero 300 incontra il sentiero 350.
Si prosegue lungo i sentieri 300 e 350, che si sovrappongono per circa 1,2km, fino a raggiungere la quota 1370 m (Bivio Monte Molare), dove inizia il tratto finale del sentiero 350, da percorrere fino alla Vetta del Monte Molare (1444 m).
La salita alla Vetta richiede molta prudenza perché ripida e su terreno instabile.
In vetta c’è un pianoro dove si può comodamente sostare e si consiglia di consumare il pranzo a sacco per godere più a lungo degli straordinari panorami offerti sulla Costa d’Amalfi e sul Golfo di Napoli.
Bisogna poi tornare al Bivio per la Vetta (quota 1370 m) e proseguire lungo il Sentiero 300 in direzione Punta Campanella (ovest).
Inizia una lunga discesa, estremamente panoramica ma anche molto impegnativa perché ripida e su scale sconnesse in alcuni punti.
Si passa per la Croce della Conocchia (1387 m), raggiungibile camminando sempre in cresta (il Sentiero 300 in alcuni tratti non passa in vetta ma ad una quota di circa 10 metri inferiore, esattamente come accade alla Croce della Conocchia).
Si prosegue in discesa fino a quota 1320 m, dove, all’incrocio con il sentiero 338, il sentiero 300 (da seguire) vira repentinamente a sinistra (sud).
Intrapresa la giusta direzione, si riprende a percorrere l’impegnativa scalinata in discesa che conduce alla Caserma Forestale (760 m), un rifugio (attualmente chiuso) con una zona pic nic dove si consiglia di fare una breve sosta per riprendere fiato.
Alla ripresa, dalla Caserma Forestale bisogna lasciare il Sentiero 300 ed intraprendere il Sentiero 329 (Sentiero Alto degli Dei) in direzione Capo Muro (est).
Inizia una nuova impegnativa salita che attraversa l’imponente frana verificatasi il 4 gennaio 2001, a seguito dell’improvviso crollo di una porzione del Monte Catello.
A Capo Muro (1087 m) bisogna poi intraprendere il Sentiero 329a, percorrendolo fino a quota 1035 m.
In questo punto bisogna lasciare il sentiero CAI e proseguire lungo il sentiero non ufficiale che si incontra sulla destra e che prosegue fino ad Agerola Pianillo, punto di arrivo dell’itinerario (790 m).
L’itinerario non offre evidenze dirette ed immediate della storia della Costiera Amalfitana.
Esso, infatti, si sviluppa quasi interamente in vetta, dove ce ne sono poche.
Ciò nonostante lo stesso aiuta a ben comprendere alcune caratteristiche geomorfologiche del territorio, risultate determinanti nelle fasi cruciali della sua storia gloriosa e millenaria.
Innanzitutto, dalla parte alta del percorso, si può apprezzare la prossimità della Costiera Amalfitana al Monte Vesuvio ed alla sottostante area vesuviana, sede delle antiche e note città di Pompei, Stabia, Oplontis ed Ercolano.
E’ noto che questa area costituì per secoli il punto di riferimento più apprezzato dall’aristocrazia romana per i viaggi dedicati al relax ed all’ozio. Al punto che persino l’Imperatore Tiberio vi si trasferì stabilmente dal 26 al 37 d.C. rendendo di fatto Capri, dove eresse la sua domus, la vera capitale dell’impero romano in quegli anni.
Anni ed anni di osmosi con l’alta società romana si rivelarono un momento cruciale per la storia successiva della Costiera Amalfitana, che mantenne per secoli un’organizzazione pubblica ed una modernità sociale molto simili a quelle della Roma del I sec. d.C.
La prossimità al Vesuvio, oltre che dalla visione chiara e netta del vulcano, è provata anche dalla composizione del terreno calpestato durante il percorso, costituito in gran parte da pomice vesuviana catapultata sulle montagne della Costiera Amalfitana dalla potentissima eruzione del 79 d.C.
Proprio a questo terreno si deve un’altra delle grandi fortune storiche della Costiera Amalfitana, costituita dalla sua estrema fertilità.
La pomice, infatti, è pietra molto leggera perché ricca di fori, all’interno dei quali l’acqua ristagna contribuendo a mantenere un ottimo tasso di umidità anche in periodi di siccità prolungata.
Di qui, l’incredibile fertilità dell’area, che, non a caso, si presenta sempre verde.
E, giova ricordarlo, dove c’è terreno fertile ci sono gli insediamenti umani.
Infine, sempre dall’alto, si può apprezzare un’altra caratteristica territoriale della Costa d’Amalfi, rivelatasi determinante dopo l’eruzione vesuviana del 79 d.C..
La Costiera, infatti, è divisa dall’area vesuviana da alte montagne, come il Molare, che in occasione di detta eruzione, la scudarono dal suo effetto più terrificante e mortale.
Circa 12 ore dopo l’eruzione, infatti, la colonna lavica formatasi al di sopra del Vesuvio, raggiunta l’incedibile altezza di circa 36km, collassò su se stessa provocando un onda di fuoco e magma che tutto distrusse intorno a sé in pochissimi secondi.
Questa onda non invase però la Costiera Amalfitana proprio perché protetta dalla sue alte montagne.
In Costiera, quindi, la vita proseguì e quel patrimonio di conoscenze e saperi che i romani avevano portato sul territorio fu mantenuto anche successivamente.
E fu proprio grazie a queste conoscenze e saperi che la Costiera Amalfitana diventò pochi secoli più tardi la prima Repubblica Marinara di Amalfi, apprezzata in tutto il Mediteranneo non solo per la sua particolare abilità nella navigazione marittima, ma che per la modernità di pensiero dei suoi cittadini, nei quali erano ben radicati ideali davvero moderni per la società dell’epoca, tra cui, in particolare, il rispetto per le altre culture, su cui, come noto, i romani avevano costruito la stabilità del loro impero.
A poca distanza dal punto di inizio itinerario ci sono numerosi B&B ed Agriturismi dove è possibile soggiornare e pranzare ad ottimi prezzi. Tra questi si segnala l’Agriturismo Il Pettirosso.
Nella parte finale (da Capomuro a Pianillo) l’itinerario prosegue dapprima lungo il sentiero CAI 329a (segnalato con puntini rossi ed i tradizionali segnavia CAI bianchi e rossi, attualmente un po’ sbiaditi) e poi lungo un sentiero non CAI che raggiunge direttamente il punto di fine itinerario.
La zona, però, è spesso interessata da tagli boschivi, in occasione dei quali capita spesso che i sentieri non ufficiali vengano modificati per favorire il transito dei muli addetti al trasporto del legname.
La traccia scaricabile dal sito ne percorre uno che potrebbe essere non agevolmente rintracciabile sul terreno.
In caso di difficoltà, si suggerisce di proseguire lungo il sentiero CAI329a fino a Crocelle e, di lì, lungo il sentiero 329d (già percorso in andata) fino a Pianillo.
In alternativa, si possono anche seguire i nuovi tracciati in discesa creati la passaggio dei muli, ma è necessaria una migliore capacità di orientamento.
Di massima, tuttavia, questi tracciati conducono quasi sempre alla zona del macello di Pianillo, dove si effettua tra l’altro anche lo stoccaggio del legno.
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